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Browning, Milgram, Zimbardo. L’impersonale meccanismo. Obbedienza e ruolo nel comportamento di gruppo. Parte 3 di 3

Conclusione

ANALOGIE

Dopo aver esaminato la storia del Battaglione di Polizia di Riserva 101, l’esperimento di Milgram sull’obbedienza all’autorità e l’esperimento carcerario di Stanford per le pressioni di ruolo nelle dinamiche di gruppo, si possono tracciare delle analogie tra il comportamento degli uomini del Battaglione e i comportamenti dei soggetti sperimentali negli esperimenti sopracitati.

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Stanley Milgram

Molte delle intuizioni di Milgram possono essere incorporate nel quadro delle azioni svoltesi a Józefów, tuttavia nella storia dell'”azione speciale” vi sono troppe variabili da tenere in considerazione e mai l’evento potrà calzare perfettamente i rigorosi requisiti che possono essere solo soddisfatti nel contesto di un esperimento controllato. In primo luogo la struttura dell’autorità era molto complessa, rispetto a quella sperimentale. Il Maggiore Trapp rappresentò una figura d’autorità estremamente debole e gli ordini ricevuti per l’azione erano dati dagli “alti comandi”, un’autorità sì influente ma anche estremamente distante dalle realtà del Battaglione. Milgram osserva che le persone tendono a invocare più frequentemente l’autorità invece del conformismo per spiegare le ragioni del loro comportamento, poiché è chiaro che l’autorità ha il potere di assolverle dalla loro diretta responsabilità. Eppure molti poliziotti sembrano aver risposto al conformismo più che all’autorità, per la loro preoccupazione di come sarebbero stati visti agli occhi dei loro camerati. Ciò fu chiaro durante la straordinaria offerta di Trapp in cui solo 12 uomini su 500, circa il 2,4% accettò. Quando però gli uomini non erano sorvegliati dall’autorità essi facevano quanto era in loro potere per evitare di svolgere la mansione da loro assegnata, anche questo fenomeno sembra ben modellato in una delle varianti dell’esperimento di Milgram in cui il ricercatore a un certo punto dell’esperimento abbandona la stanza dicendo al soggetto sperimentale di continuare da solo. In questa variante la percentuale dei soggetti che arrivava a somministrare le scariche più alte calò sensibilmente. Così come il successivo comportamento del Battaglione dopo Józefów viene ben spiegato dal sollevamento della responsabilità, o almeno dalla sua diffusione, dovuto all’intervento dei Trawniki.

Philip Zimbardo

Philip Zimbardo

Altri fenomeni sono meglio spiegati dall’esperimento carcerario di Stanford. Innanzitutto è chiaro che gli uomini del Battaglione erano immersi in una realtà ostile rappresentata dalla guerra e dal fatto di essere in un paese occupato. In questo frangente i poliziotti svolgevano il ruolo degli occupanti, o dei vincitori, mentre i membri delle popolazioni locali avevano il ruolo di occupati o sconfitti. In questa situazione sempre nuova e ambigua era necessario che le unità fossero strettamente coese contro qualsiasi minaccia esterna, immaginata o reale che fosse. Il fatto di portare armi e di svolgere una mansione in cui i soggetti avevano diritto di vita e di morte sulle loro vittime non poteva non produrre gli effetti di forte pressione dei pari nell’ingroup e una parimenti forte svalutazione dei membri dell’outgroup. In questo senso l’ideologia dava a questi uomini un quadro di riferimento su cui basarsi per dare significato alle proprie azioni. In particolare la propaganda e l’indottrinamento e altri fenomeni sociali convergenti con questi dovettero aver svolto un ruolo chiave per consentire agli uomini del Battaglione, seppure a costo di un terribile conflitto interiore, di compiere il massacro che si consumò a Józefów. Come nell’esperimento carcerario di Stanford si calcola che un gruppo poco al di sotto del 20% del Battaglione si adattò all’esperienza del massacro imparando anzi ad amarlo e a diventare più efficienti e creativi nell’eseguirlo, parimenti un altro gruppo sempre al di sotto del 20% sembra fosse costituito da coloro che esplicitamente accettarono la straordinaria offerta di Trapp e coloro che cercarono di evitare il più possibile ogni loro coinvolgimento. Il restante gruppo, la maggioranza, era composta da coloro che eseguivano il loro dovere conformandosi ai voleri del gruppo. L’esperimento di Zimbardo ben modella la brutalità del comportamento di alcuni poliziotti, l’inerzia degli altri di fronte a questo e la docilità delle vittime.

Altre teorie psicologiche, la prospettiva soggettiva

Altre teorie psicologiche cercarono di spiegare gli eventi consumatisi in seno alla Soluzione Finale e si concentrarono sulle caratteristiche disposizionali degli uomini che commisero le azioni più brutali.
Tra queste verrà qui citato il contributo di Theodor Adorno, un filosofo e sociologo che nel quadro di riferimento della psicanalisi, sviluppò il concetto di “personalità autoritaria”.
Adorno partì dall’ipotesi che certi tratti di personalità profondamente radicati rendessero “individui potenzialmente fascisti” particolarmente suscettibili alla propaganda antidemocratica.
Fu a questo proposito compilata una lista di tratti cruciali ricavati e testati su una scala appositamente creata (la scala F) che prevalevano nella “personalità autoritaria”.
In particolare questi erano: rigida aderenza a valori convenzionali; sottomissione a figure autoritaria; aggressività verso gli outgroups; opposizione all’introspezione, riflessione e alla creatività; una tendenza alla superstizione e allo stereotipizzare; preoccupazione per il potere e la “durezza”; distruttività e cinismo; tendenza alla proiezione dei propri contenuti inconsci; un’esagerata preoccupazione per la sessualità.
Altri studiosi adattarono la teoria di Adorno includendo anche variabili di tipo ambientale, è il caso di John Steiner che introdusse il concetto del “dormiente”. Cioè certi tratti della personalità in individui potenzialmente violenti rimangono latenti fino ad attivarsi sotto certe circostanze. Secondo la sua teoria un gran numero di persone che avevano un punteggio alto sulla scala F, erano rimaste attratte dal Nazismo e dalla sua “cultura della violenza” in particolare dalle SS che fornivano incentivi per la piena realizzazione del loro potenziale violento.
Ancora un altro studioso Ervin Staub accettò la nozione per cui sono le caratteristiche soggettive dell’individuo che lo selezionano nei gruppi che poi compiranno gli atti più efferati, ma ammette anche che il “dormiente” risulta essere un tratto estremamente comune, dunque sotto certe circostanze chiunque sarebbe capace di compiere atti di estrema violenza e/o distruzione della vita umana.
C’è da rilevare però che nella Germania Nazista molte strade fossero già aperte a chi aveva un alto punteggio sulla scala F, strade che avrebbero ben potuto sviluppare il “potenziale dormiente” di questi uomini. Per questo motivo pare strano che il Battaglione di Polizia di Riserva 101 avesse nelle sue fila questi uomini, si potrebbe infatti argomentare che una leva di massa avrebbe raccolto soggetti che avrebbero avuto un punteggio basso sulla scala F perché la maggior parte di questi sarebbe già stata occupata altrove. In breve si può concludere che la prospettiva soggettiva sia poco convincente nello spiegare il comportamento degli uomini comuni coinvolti nella Soluzione Finale in generale e del Battaglione durante l’azione a Józefów in particolare.

Altri fenomeni intervenienti

In questa sede sono stati esaminati i fenomeni dell’obbedienza all’autorità e il ruolo nelle dinamiche di gruppo e si è asserito che essi spiegano molto del comportamento del Battaglione di Polizia di Riserva 101 durante l’azione di Józefów. Tuttavia è evidente che anche altri fenomeni intervenienti ne hanno influenzato il risultato finale.
Tra questi vale la pena menzionare: la sorpresa, la gradualità, l’anonimato e la dissonanza cognitiva.
Appare subito chiaro che la maggior parte degli uomini che formarono il Battaglione di Polizia di Riserva 101 non sapesse quale sarebbe stata vera la natura delle mansioni che avrebbero dovuto svolgere durante l’azione speciale presso Józefów. Quegli uomini furono presi di sorpresa e si trovarono presto in un intricato groviglio di norme sociali tra loro in conflitto. Di fronte all’ambiguità della situazione, alla sua immediatezza, generalmente prevale l’influenza sociale informazionale, quel fenomeno per cui un soggetto guarda al comportamento di altri per trarre informazioni da una situazione altrimenti priva di un significato evidente e si conforma ad esso anche qualora ciò possa metterlo in pericolo di vita. Così molti fecero prima che Otto-Julius Schimke decise di fare un passo avanti e accettare l’offerta del Maggiore Trapp. Se non lo avesse fatto, con buona probabilità nessuno del Battaglione si sarebbe mai fatto avanti.
La gradualità è un fenomeno visibile nell’esperimento di Milgram, dove i soggetti dovevano “solo” somministrare ogni volta una scossa di un’intensità di poco superiore a quella precedente e ad essa è attribuibile il comportamento del Battaglione successivo all’azione speciale, avendo già compiuta un’azione disumana, le azioni successive seppur non direttamente brutali furono compiute anche perché gradualmente di poco peggiori di quella che avevano già compiuto.
Soggetti che possono agire con violenza, in violazione di norme “universalmente condivise”, aumentano molto le loro risposte violente se possono farlo da una condizione di anonimato. Durante l’esperimento carcerario di Stanford, alle guardie era richiesto di indossare dei grossi occhiali da sole, per far sì che parte della linea del loro volto fosse nascosta o distorta. Così per quanto riguarda l’azione a Józefów, il Battaglione arrivò “dal nulla” alle prime luci dell’alba, sparì all’imbrunire e mai più gli abitanti di quella città videro di nuovo quei poliziotti. Questo stato di cose creò certamente le condizioni per cui i membri del Battaglione sentirono di agire in una condizione di anonimato, rendendo le loro risposte particolarmente violente, proprio perché le circostanze lo permettevano.
La dissonanza cognitiva (Festinger, 1957) per la quale se un soggetto agisce in contrasto con le proprie credenze, nozioni o opinioni personali, nella circostanza in cui non possa cambiare l’ambiente in cui ha sviluppato la dissonanza, modificherà permanentemente il proprio comportamento o il proprio atteggiamento nei confronti dell’azione da lui compiuta per ristabilire una “consonanza cognitiva” tale da vedere sé stesso in una miglior luce. Nel caso del Battaglione, tutti coloro che non fecero un passo avanti dopo l’offerta di Trapp, implicitamente accettarono di compiere le loro mansioni all’interno dell’azione speciale, è indubbio che alcuni di essi modificarono il proprio atteggiamento integrando le loro azioni nel loro quadro di credenze, “abbracciando” de facto la causa Nazional-Socialista di un’Europa priva di Ebrei.

Christopher Browning

Christopher Browning

L’impersonale meccanismo, ultime parole

Browning conclude il suo libro: Uomini comuni. Polizia tedesca e “soluzione finale” in Polonia affermando che più che alle caratteristiche individuali degli uomini che formarono il Battaglione di Polizia di Riserva 101, bisognerebbe attribuire a un meccanismo impersonale, necessario e insito all’altrimenti buon funzionamento dei gruppi sociali, la colpa delle azioni compiute da quegli uomini. Uomini comuni che in tutto e per tutto non ci sono diversi ma che, anzi, siamo noi. Anche se nessuno di quegli uomini è scusabile per le azioni compiute durante quei fatali anni tra il ’41 e il ’43, perché ci sono stati uomini che posti di fronte a una scelta, hanno deciso di non uccidere e che per questo non hanno subito conseguenze negative, inquietanti sono le implicazioni dell’esperimento di Milgram, perché se quegli uomini in quella circostanza diventarono degli spietati assassini, quale gruppo non lo diventerebbe?

Lo stesso Milgram desolato di fronte alle sue scoperte scrive: “Perfino Eichmann provava nausea quando girava per i campi di concentramento; per partecipare allo sterminio, però, doveva solo sedersi a una scrivania e riempire scartoffie. Allo stesso tempo, l’uomo che sta facendo funzionare una camera a gas può giustificare il suo comportamento con il fatto che sta eseguendo ordini superiori. L’atto umano intero viene così frammentato: nessuno decide di compiere l’atto malvagio, né deve confrontarsi con le sue conseguenze. La persona che assume piena responsabilità dell’atto è evaporata. Forse è questa la caratteristica più comune del male organizzato socialmente nelle società moderne.”.

Bibliografia

Aronson E. et al. (2005), Psicologia sociale, Il Mulino Ed.

Blass,T. (1996). Attribution of responsibility and trust in Milgram’s obedience experiment. Journal of Applied Social Psychology, 26, 1529-1535.

Browning R. C. (1992), Ordinary Men. Reserve Police Battalion 101 and the Final Solution in Poland, Harper Collins Publishers

Cialdini B. R. (1984), Le armi della persuasione, Giunti Ed.

Milgram S. (1963), Behavioral study of obedience, in Journal of Abnormal and Social Psychology

Zimbardo P. (1972) Pathology of imprisonment, apparso su Society, Vol. 9, No. 6…1972

Zimbardo P. (2007) The Lucifer Effect: Understanding How Good People Turn Evil, Random House, New York